top of page

Piero Cipriano

.

.

"Franco Basaglia mi ha insegnato a decostruire il mio mestiere, la mia scienza, a criticarla, a – quasi, perfino – provare a distruggerla"

Piero Cipriano
piero cipriano.webp

Piero Cipriano (1968), medico psichiatra e psicoterapeuta, di formazione cognitivista ed etnopsichiatrica, ha lavorato in vari Dipartimenti di Salute Mentale d'Italia, dal Friuli alla Campania, e da qualche anno lavora in un SPDC di Roma. Autore di numerosi saggi sull'argomento, con elèuthera ha pubblicato «la trilogia della riluttanza», che comprende, insieme a La fabbrica della cura mentale (2022 n.e.), anche Il manicomio chimico (2023 n.e.) e La società dei devianti (2016), oltre a un volume dedicato allo psichiatra che più lo ha influenzato: Basaglia e le metamorfosi della psichiatria (2018).

Dell'autore

Ayahuasca e Cura del Mondo

Misticismo e cura psichiatrica non sono mai state così vicine. La differenza tra psicofarmaci e psichedelici è una falsa frontiera. È il tempo di tentare la cura Ayahuasca.Ayahuasca significa viaggio tra mondi che uniscono mentale e reale in modo inedito. È possibile curare i disturbi della personalità con questa pianta e metodo ribaltando l’idea che sta alla base della psichiatria e psicanalisi attuale? Un viaggio tra i territori della sperimentazione di uno scienziato irriverente, coraggioso, anarchico.

9791281194038_0_424_0_75.jpg

Vita breve della psichiatria dal manicomio alla psichedelia.

Sono uno psichiatra, ovvero un terapeuta moderno occidentale e scientifico, almeno nel senso con cui si intende la scienza galileianamente, e prima di essere psichiatra sono stato – e sono – un anarchico; dopo sono diventato inevitabilmente uno psichiatra basagliano, nel senso che ho trovato in Franco Basaglia il maestro che mi ha insegnato a decostruire il mio mestiere, la mia scienza, a criticarla, a – quasi, perfino – provare a distruggerla come sapere, come sapere che diventa potere: potere esercitato sulla pelle di esseri umani diversi, esseri probabilmente toccati da una qualche grazia, ma che il pensiero scientifico moderno ha designato, i senza ragione, i fuori norma, i folli la cui testa è abitata dal vento.

9791259980298_0_536_0_75.jpg

Basaglia e le metamorfosi della psichiatria

Cipriano compila un'agile storia della psichiatria per raccontare le metamorfosi deldispositivo manicomiale: a partire dal manicomio concentrazionario inventato da Pinel nel 1793, passando per il manicomio chimico (psicofarmaci e categorie diagnostiche) affermatosi negli ultimi decenni, e arrivando al manicomio digitale prossimo venturo, dove la rete diventerà il panottico perfetto da cui non si potrà sfuggire. Questa ricostruzione della lunga lotta al concetto stesso di manicomialità arriva non dimeno a concludere che oggi è più che mai necessaria una nuova rivoluzione anti-manicomiale. E con il dichiarato obiettivo di svelare i nuovi manicomi là dove si nascondono, per combatterli ancora una volta, il nostro psichiatra riluttante cede la parola ai nuovi tecnici della salute mentale e ai nuovi pazienti, sempre meno pazienti e sempre più esigenti, interrogando anche coloro – registi, cantanti, scrittori – che narrando la cura e la follia al grande pubblico concorrono a costruire un nuovo immaginario coerentemente no restraint.

9788833020181_0_536_0_75.jpg

La società dei devianti

Ho vissuto metà del mio tempo nei luoghi dove si deposita la follia più indesiderata e tutta la possibile devianza dalla norma. E ho visto, da questo luogo privilegiato, in che modo gli uomini si trasformano, sia i curanti che i devianti. Si chiude con queste crude storie che raccontano il mal di vivere della nostra epoca la trilogia della riluttanza iniziata con "La fabbrica della cura mentale" e proseguita con "Il manicomio chimico". A partire dalla sua frequentazione quotidiana con la sofferenza psichica, Cipriano si misura con quella stanchezza esistenziale, sbrigativamente definita depressione, che la nostra società antropofaga prima alimenta e poi cerca di etichettare con quel furore diagnostico e categoriale che le è proprio. A ogni deviante la sua etichetta, medica o psichiatrica, ma anche sociologica o giudiziaria, che così diventa una sorta di tatuaggio identitario, un destino imposto da cui tutto il resto deriva: gli obblighi, i percorsi, le scuole, le cure, i farmaci, le prigioni, ciò che ognuno potrà o non potrà fare (ed essere) nella sua vita.

71TlEA0qPPL._SL1500_.jpg

La fabbrica della cura mentale

"L'establishment psichiatrico definisce il nostro lavoro come privo di serietà e rispettabilità scientifica. Il giudizio non può che lusingarci, dato che esso ci accomuna, finalmente, alla mancanza di serietà e di rispettabilità da sempre riconosciuta al malato mentale e a tutti gli esclusi". (Franco Basaglia). A distanza di decenni dall'approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos'è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Se il manicomio ricordava un campo di concentramento, l'attuale SPDC ricorda una fabbrica, dove lo psichiatra è il tecnico specializzato addetto alla catena di montaggio umana, e il malato la macchina biologica rotta da aggiustare non con la parola ma con il farmaco. Così, quei luoghi destinati ad accogliere la sofferenza mentale sono diventati le roccaforti di una rinata cultura manicomiale in cui ad apparire socialmente pericolosi sono spesso proprio coloro che dovrebbero garantire la gestione umana ed efficace delle crisi psichiatriche.

81mMBhHIQTL._SL1500_ (1).jpg

Il manicomio chimico

Oggi il manicomio non è più costituito da fasce, muri, sbarre, ma è diventato astratto, invisibile. Si è trasferito direttamente nella testa, nelle vie neurotrasmettitoriali che regolano i pensieri. Il vero manicomio, oggi, sono gli psicofarmaci. Stiamo oltretutto assistendo a una vera e propria mutazione antropologica: agli psichiatri, e alle case farmaceutiche, non bastano più i malati da curare, ma servono anche i sani. Lutto, tristezza, rabbia, timidezza, disattenzione, non sono stati d'animo fisiologici, ma patologie da curare con il farmaco adatto. Cipriano sottopone a una critica severa i principali dogmi della psichiatria "moderna": a cominciare dalla diagnosi, ovvero l'urgenza burocratica di considerare "malattia" qualunque disagio psichico, a cui segue l'immancabile prescrizione di un farmaco. E quando i farmaci non sono sufficienti, ritorna l'uso nascosto delle fasce e dell'elettrochoc. È questo il nuovo manicomio, meno appariscente, più discreto, in cui diagnosi e psicofarmaco dominano la scena.

715dG0GNqYL._SL1500_.jpg
bottom of page