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Let’stalk

Introduzione alle altre vie di cura

DESCRIZIONE:

«Gli Dei sono diventati malattie», scrisse una volta Carl Gustav Jung, in una delle sue riflessioni più emblematiche sulla natura della psiche umana. Questa affermazione, ripresa e ulteriormente elaborata da James Hillman, solleva una delle questioni fondamentali per ogni psicologia: "che cos’è la normalità psichica?" Hillman ci invita a interrogarci su quale sia la soglia che, superata, ci conduce nel regno spesso temuto e incomprensibile dell’anormalità, o meglio, di ciò che la società considera tale. Ma dove risiede realmente questo confine? E chi, o cosa, lo stabilisce?

Se consideriamo la storia della psicologia e della medicina, appare evidente come ciò che un tempo era venerato o temuto sotto forma di divinità o forze sovrannaturali, oggi venga spesso relegato al dominio della patologia. Le energie archetipiche, i simboli e i miti, che in passato servivano da veicoli per comprendere le profondità dell'anima umana, sono stati trasformati in categorie diagnostiche e sindromi cliniche. La follia, un tempo sacra, è ora medicalizzata. Tuttavia, questa riduzione non esaurisce la complessità della questione, perché al cuore di essa permane una domanda di fondo: fino a che punto la nostra concezione di "normalità" è una costruzione culturale?

Qui sorge una prospettiva affascinante, che ci conduce verso una riflessione più ampia, particolarmente rilevante in contesti che esplorano le possibilità di cura della coscienza attraverso l’uso di **piante maestre**. Queste piante, sacre a molte tradizioni sciamaniche, sono state utilizzate per millenni come mezzi per entrare in contatto con dimensioni profonde dell'essere, per esplorare l'inconscio e per sanare le fratture dell'anima. Esse ci pongono davanti a una realtà diversa, in cui il confine tra normale e anormale si dissolve, e la guarigione non è semplicemente il ritorno a uno stato di equilibrio psicologico, ma piuttosto un viaggio in territori sconosciuti della coscienza.

Nelle cerimonie con le piante sacre come l'ayahuasca, il peyote o l’iboga, gli individui affrontano le loro ombre, i loro traumi e le loro divinità interiori, ritrovando in esse un senso di appartenenza all'universo più vasto. In questo contesto, la frase di Jung assume un significato ancora più profondo: se gli Dei sono diventati malattie, allora il processo di cura non può limitarsi alla soppressione dei sintomi o alla riconduzione a una presunta "normalità", ma deve passare attraverso un riconoscimento e una ri-integrazione di questi Dei, di queste energie arcaiche che vivono in noi.

Le piante maestre, dunque, non solo curano la malattia, ma insegnano a dialogare con essa, a vedere in ciò che definiamo come disturbo psichico non solo una frattura, ma un possibile accesso a una comprensione più ampia di noi stessi e della realtà. Esse ci ricordano che il percorso verso la guarigione psichica non può essere confinato entro i limiti rigidi di una definizione statica di "normalità", ma deve abbracciare l'intero spettro delle esperienze umane, comprese quelle che ci portano oltre il confine dell’ordinario.

In tal senso, i talk dedicati a queste forme alternative di cura della coscienza, attraverso l'uso delle piante maestre, rappresentano un'opportunità per esplorare come queste tradizioni millenarie possano offrirci nuove prospettive sulla psiche e su ciò che definiamo come "salute mentale". Essi ci invitano a riscoprire il potere trasformativo dell'incontro con il sacro, e a riconoscere che la vera guarigione può risiedere proprio in quel dialogo aperto e coraggioso con ciò che la nostra società ha relegato al regno dell'anormale, o del patologico.

CON:

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