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Introduzione all'espansione della coscienza
DESCRIZIONE:
Friedrich Nietzsche, nella sua profonda riflessione sull'essenza della coscienza, ci mette in guardia contro l'errore di elevare quest'ultima a criterio supremo della vita, dimenticando che essa è solo uno strumento tra i tanti, un aspetto particolare della totalità dell'esistenza. L'errore che Nietzsche individua è quello di considerare la coscienza non come un mezzo, ma come il fine ultimo, interpretando la vita attraverso una lente riduttiva che finisce per appiattire la complessità del vivere. Egli definisce questa prospettiva limitata come il concetto di "a parte ad totum", ovvero il prendere una parte per il tutto, e ciò si riflette perfettamente nelle moderne concezioni di "normalità" e salute mentale, che spesso ignorano le molteplici vie attraverso cui la coscienza può essere esplorata e ampliata.
Un ponte interessante verso la contemporaneità di queste riflessioni è rappresentato dall’esperienza di Timothy Leary, celebre psicologo e filosofo della controcultura degli anni '60, che ha dedicato gran parte della sua vita alla promozione dell’uso di sostanze psichedeliche come strumento per l’espansione della coscienza. Leary vedeva le esperienze psichedeliche come una forma di accesso a dimensioni più ampie della realtà e dell’essere, una via per esplorare gli strati nascosti della psiche umana, spesso rimasti sconosciuti o repressi. Per lui, l'uso di queste sostanze era una via per rompere con l'idea tradizionale della coscienza come unico orizzonte dell'esperienza umana, e per allargare il campo della percezione e della comprensione, con effetti profondamente trasformativi sull'individuo.
Leary non era solo un sostenitore delle esperienze psichedeliche come mero strumento di alterazione della mente, ma vedeva in esse un modo per raggiungere stati di coscienza superiori, vicini a quelli sperimentati dalle culture indigene attraverso pratiche spirituali millenarie, come i rituali con le piante sacre. La sua visione, che rifiutava la riduzione della coscienza a semplici stati ordinari, si collegava idealmente alle antiche pratiche sciamaniche, dove la trance e le esperienze estatiche erano considerate risorse vitali per la guarigione, la comprensione di sé e l’espansione della consapevolezza. Tuttavia, perché queste esperienze possano essere comprese e apprezzate pienamente, è necessario un passo cruciale: "decolonizzare" la nostra visione attorno a tali pratiche e sostanze.
L'uso delle piante maestre come l'ayahuasca, il peyote, l’iboga e altre è stato per secoli considerato, nelle società indigene, un metodo sacro per entrare in contatto con dimensioni spirituali e curative. Queste esperienze non sono viste come anomalie o deviazioni dalla norma, ma come parte integrante del tessuto della vita e della cultura. Tuttavia, la modernità occidentale ha spesso relegato queste pratiche a una visione riduttiva, patologizzante o addirittura criminalizzante. Decolonizzare lo sguardo significa riscoprire queste pratiche in una luce diversa, non più filtrate attraverso il giudizio di sistemi di pensiero coloniali o razionalistici, ma riconoscendone il potenziale come vie autentiche di esplorazione della coscienza e guarigione.
Le esperienze dissociative, estatiche e visionarie che emergono dall'uso di queste piante e sostanze non devono più essere considerate come minacce alla stabilità o alla normalità psichica, ma come risorse vitali che possono offrire nuove prospettive sulla vita, sulla psiche e sul nostro posto nell’universo. La storia della filosofia occidentale, infatti, non è estranea a queste esplorazioni: pensatori come Platone, Parmenide e molti altri hanno ricercato esperienze di trascendenza e stati alterati di coscienza per avvicinarsi a una comprensione più profonda del reale.
L’intersezione tra la filosofia occidentale, la psichedelia contemporanea e le antiche pratiche indigene offre una cornice in cui è possibile ripensare l’espansione della coscienza in modo più ampio e inclusivo. Esplorare la storia della filosofia, che spesso si è interrogata sugli stati non ordinari della mente (pensiamo agli Eleusi, ai misteri orfici, e alle esperienze mistiche di Plotino), ci aiuta a comprendere come queste esperienze siano state sempre parte della ricerca umana verso il trascendente.
Per questo, i talk dedicati alle altre vie di espansione della coscienza, attraverso l'uso delle piante maestre e delle tecniche di trance, sono oggi più che mai necessari per aprire nuovi spazi di riflessione e di esperienza. Essi non solo offrono la possibilità di recuperare conoscenze antiche e dirompenti, ma ci invitano a riconsiderare radicalmente la nostra concezione di coscienza, normalità e salute mentale. Solo attraverso questa apertura, che integra la saggezza indigena e gli sviluppi contemporanei della psichedelia, possiamo davvero "nascere a una nuova realtà", espandendo i confini di ciò che consideriamo possibile, umano e sacro.
CON:
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